Un sogno lungo 50 ore
2 August 2016Quanto sono lunghe 50 ore?
Le nostre ‘50 ore’ sono cominciate a inizio giugno. Nella nostra azienda dal colore ciano, seduti su un divanetto rosso, un caffè bollente tra le mani: ‘Conoscete il 48h Film Project? Perché non lo portiamo a Termoli quest’estate?’
Tre persone, sei mani, e un unico lampo negli occhi: ‘Facciamolo’.
Dare una scossa al nostro territorio, portare un progetto innovativo, spingere giovani creativi a mettersi alla prova con il cinema: era tutto troppo allettante per dire di no. Era tutto troppo folle per dire di no.
Le nostre ‘50 ore’ sono cominciate così.
A guardare indietro oggi, ci sembra di aver lavorato a questo progetto per sei mesi. Invece è passato solo un mese e mezzo da quel divano, quel caffè, e quel guizzo negli occhi.
Del resto, non si può chiedere ad altri di produrre un cortometraggio in tempi proibitivi e poi prendersela comoda per organizzare l’evento. Tempi stretti per tutti. È giusto così.
Una settimana dopo il regolamento era online, e le iscrizioni aperte. La macchina si era messa in moto, ma possiamo essere sinceri con voi? Non immaginavamo, non del tutto, la portata di questo progetto.
Una cosa però la sapevamo: volevamo che questo progetto fosse aperto, condiviso; che creasse movimento, attivasse energie. Che non fosse rinchiuso dentro i limiti del ‘Io partecipo, tu mi valuti, ho vinto, bravi, applausi, possiamo tornare a casa’.
No. Abbiamo lavorato instancabilmente per questo: perché questo fosse un progetto all’insegna della condivisione. Perché tutti potessero farne parte.
Per questo abbiamo voluto che a valutare i corti non ci fosse solo la giuria tecnica, ma anche quella popolare. Sarebbe stato più semplice per noi lasciare la patata bollente nelle sole mani dei giurati, ma no: noi volevamo che il pubblico partecipasse in prima persona, che fosse coinvolto, che si sentisse parte integrante del progetto. Volevamo che quel pubblico virtuale, che ci seguiva sui social a colpi di like, diventasse reale, fisico come le loro mani che segnavano i voti sulle schede. E ci siamo riusciti: cento persone che hanno votato (e sarebbero state molte di più, se non avessimo chiuso l’accredito alle 21:30), cento persone che hanno seguito la serata finale non come spettatori passivi, ma come parte integrante del progetto. Cento persone. Un numero impressionante, che ha stupito noi per primi.
Volevamo che le troupe che hanno realizzato i corti non fossero solo dei nomi nei titoli di testa, ma fossero volti, voci: chiamarli sul palco, far raccontare loro l’esperienza di quelle 50 ore era fondamentale per noi. E le troupe questo l’hanno capito, e sono venute tutte: si sono mosse da Campobasso, da Vasto, da Pescara, da Napoli, persino da Milano per condividere con noi le emozioni provate durante i due giorni di riprese.
Il successo di 50 ore Contest Cinematografico sta tutto qui: nell’aver rotto la quarta parete, e aver permesso a tutti di sentirsi parte di un progetto visionario e folle, in cui il contributo di ciascuno ha rappresentato un tassello imprescindibile per la sua riuscita.
Quanto sono lunghe 50 ore? Hanno la lunghezza di certi sogni, che nella realtà durano una manciata di secondi, ma nella mente, nel cuore, si dilatano e vanno più veloci degli orologi e delle loro lancette. Sogni che continuano, anche quando ci si è svegliati.
E infatti noi siamo ancora lì, nella nostra azienda dal colore ciano, su quel divano rosso, con un caffè bollente in mano e un nuovo lampo negli occhi.